Competizioni europee di calcio. Analisi del sistema attuale

L’attuale sistema delle competizioni europee

A livello di squadre di club, esistono attualmente due competizioni europee di calcio, la Champions League e l’Europa League, alle quali si accede tramite le varie competizioni nazionali del continente. Il numero di squadre che ogni singola nazione può qualificare alle competizioni europee è determinato dalla sua posizione nel Country Ranking.

UEFA Champions League (32 squadre)

Accedono alla Champions League, che a tutti gli effetti è la massima competizione continentale, le squadre meglio classificate nei rispettivi campionati nazionali. Alla prima fase di questa competizione partecipano 32 squadre, che vengono suddivise in 8 gironi da 4 squadre ciascuno. Si qualificano alla seconda fase 16 squadre: le prime due classificate di ciascun girone. Mentre le terze classificate di ciascun girone si qualificano alla seconda fase dell’Europa League.

UEFA Europa League (48 squadre)

Accedono all’Europa League le squadre vincitrici delle coppe nazionali e quelle che nei rispettivi campionati nazionali si sono classificate subito dietro le squadre che hanno conquistato i posti disponibili per la Champions League. Alla prima fase di questa competizione partecipano 48 squadre, che vengono suddivise in 12 gironi da 4 squadre ciascuno. Si qualificano alla seconda fase 32 squadre: le prime due classificate di ciascun girone dell’Europa League, più le terze classificate dei gironi della Champions League.

Turni preliminari

In entrambe le competizioni europee è previsto che alcune squadre (in base alla posizione occupata nel Country Ranking dalle rispettive nazioni) siano ammesse direttamente alla prima fase, mentre altre debbano passare attraverso uno o più turni preliminari, che si disputano nei mesi di luglio e agosto.

UEFA Super Cup (2 squadre)

Nel mese di agosto inoltre è prevista la Supercoppa d’Europa: una sfida, in gara unica e in campo neutro, tra le vincenti delle due summenzionate competizioni europee. La Supercoppa non può essere perciò considerata una vera e propria competizione, quanto piuttosto un evento di gala. È comunque un titolo europeo a tutti gli effetti, e le squadre che l’hanno conquistata la sfoggiano nei propri palmarès.

Le due fasi della Champions League

Prima fase (a gironi)

Analizzando i rapporti di forza delle squadre che partecipano alla prima fase della Champions League, è possibile individuare delle costanti che si ripetono negli anni. Da una parte troviamo cinque o sei squadre di un livello tecnico nettamente superiore rispetto alla media, e per le quali la qualificazione alla fase successiva risulta quasi sempre una formalità. E dalla parte opposta troviamo altrettante squadre di un livello tecnico nettamente inferiore rispetto alla media, e per le quali la qualificazione alla fase successiva risulta praticamente impossibile; difatti la presenza di queste ultime squadre, nella massima competizione continentale, è legata più che altro ad una questione di rappresentatività.

Dunque, in un certo senso, le vere protagoniste della prima fase risultano essere le squadre il cui livello tecnico non si discosta di molto dalla media. Sono infatti queste squadre nella media a sostenere la (vera) lotta per ottenere, assieme alle grandi favorite, la qualificazione alla fase successiva. Sono inoltre le sfide che vedono coinvolte le squadre di livello medio a possedere quel minimo di equilibrio competitivo che alimenta l’incertezza del risultato e determina quell’enfasi agonistica che, in ultima analisi, sono il sale di qualsiasi competizione.

Si potrebbe quindi affermare (provocatoriamente) che le squadre di livello alto, in tutta la prima fase della Champions League, giocano un ruolo da comprimari. E, in buona sostanza, questo è dovuto al livello competitivo non omogeneo dei gironi della prima fase, che permette loro di disputare, sì e no, una o due partite capaci di una attrattiva degna di una competizione che pretende essere d’élite. L’enorme potenziale economico e mediatico delle squadre di livello alto non viene perciò messo nelle condizioni di rendere appieno.

Seconda fase (a eliminazione diretta)

Nella seconda fase della Champions League invece il discorso cambia, perché viene offerto un prodotto di ben altro tipo al pubblico, sia grazie al fatto che la prima fase ha scremato e raffinato il livello qualitativo generale delle squadre, ma soprattutto grazie al fatto che si possono finalmente vedere le sfide dirette e di “peso” tra squadre di livello alto. Inoltre, il formato della seconda fase prevede gare a eliminazione diretta, e questo rende gli incontri ancora più avvincenti e un pò meno prevedibili, in quanto nel doppio confronto, anche le squadre di livello medio (grazie magari a prestazioni straordinarie o approfittando di possibili cali di forma delle squadre di livello alto) possono sperare di avere la meglio e proseguire il percorso verso la finale.

Esigenza di un nuovo sistema

Da un punto di vista finanziario, esiste un’enorme differenza tra le due competizioni europee, in quanto i ricavi provenienti dalla partecipazione alla Champions League sono aumentati esponenzialmente in questi ultimi anni. È diventato perciò di fondamentale importanza, per le società che ambiscono a creare squadre di livello alto, partecipare con costanza alla massima competizione continentale. Da diversi anni esistono perciò forti pressioni affinchè il sistema delle competizioni europee venga rivisto. Ma non è facile riuscire a conciliare le differenti esigenze.

Da un lato ci sono infatti le esigenze delle squadre di livello alto e medio-alto, che vorrebbero una competizione continentale più esclusiva nella quale misurarsi con squadre del loro stesso livello tecnico, ed offrire così un prodotto molto più appetibile al pubblico, agli sponsor e alle televisioni. In questo modo però si vedrebbero escluse, dalla massima competizione continentale, gran parte di quelle squadre di livello medio che avrebbero perciò sempre meno spazi nel calcio d’élite e di conseguenza sempre più difficoltà a reggere il confronto, economico e tecnico, con le squadre di livello alto.

Dall’altro lato ci sono appunto le esigenze delle squadre di livello medio e medio-basso, che vorrebbero invece allargare il numero delle squadre ammesse alla prima fase della Champions League, proprio per avere maggiori possibilità di parteciparvi (continuativamente) e ottenere così, tramite queste partecipazioni, le risorse economiche necessarie per competere (nel breve o nel lungo termine, a seconda dei progetti) ad alti livelli. In questo modo però la fase a gironi avrebbe ancora meno attrattiva per le squadre di livello alto, le quali non si vedrebbero perciò inserite nel contesto più idoneo a sfruttare il loro potenziale economico e mediatico.

Alcuni analisti ritengo che tutto ciò condurrà ad un inevitabile scisma calcistico, cioè alla formazione di una Superlega europea “chiusa” alla quale parteciperanno solo le squadre che dispongono delle risorse finanziarie maggiori e con grandi bacini d’utenza. Questa nuova competizione avrebbe perciò un assetto paragonabile a quelle delle leghe professionistiche statunitensi, e sarebbe la fine delle competizioni europee (e nazionali) per come sono conosciute oggi.

Una prospettiva futura

È inevitabile che, in un futuro forse non troppo lontano, diversi club europei troveranno molto vantaggioso creare ex novo delle leghe sovranazionali “chiuse” nelle quali competere, rinunciando di conseguenza ai loro attuali campionati nazionali. Ecco perché ritengo che l’organo di governo del calcio europeo (UEFA) debba prepararsi quanto prima possibile ad accogliere e trattare queste nuove leghe sovranazionali “chiuse” al pari delle leghe nazionali “aperte”. Se non si vuole arrivare alla rottura tra i club e le federazioni, dovrà essere data a tutte le squadre europee la facoltà di competere in queste leghe sovranazionali “chiuse” (organizzate da un organo privato), e restare al contempo in un sistema di competizioni europee “aperte” e meritocratiche (organizzate dall’UEFA).

La mia proposta per un nuovo sistema